IL CONCORSO REGIONALE
Teatro San Floriano di Lizzana

Romolo decide di candidarsi alle elezioni comunali del suo paese ma un fitto mistero potrebbe mettere a repentaglio la sua campagna elettorale. L’enigma, sempre più complesso e di difficile soluzione, potrebbe davvero rappresentare un grosso problema e Romolo cerca in tutti i modi di non perdere il controllo, o quanto meno perderlo con stile, magari coinvolgendo il fidato medico di famiglia, ma tenendo all’oscuro la moglie devota e a bada la patriottica sorella grazie alla complicità del giovane prete, della premurosa suora e dell’integerrimo maresciallo. Non manca niente. E invece sì perché ci sarà anche un morto. Insomma, un mistero che non t’aspetti e che troverà la soluzione attraverso le peripezie di questi bizzarri personaggi tipici della commedia tradizionale trentina.

La vicenda coinvolge una famiglia apparentemente normale con un padre appassionato della cultura giapponese tanto da costringere tutti a modificare la propria normalità adattandosi ad abitudini orientali. In casa vive anche una colf alquanto bizzarra che nel suo strano modo di intendere la vita, tra un proverbio e l’altro, cerca invano di mantenere un equilibrio in casa. Tutto prosegue per il meglio, fino a quando la figlia maggiore si innamora ma non sa come fare per presentare il fidanzato al padre. Stratagemmi, escamotage, trovate curiose terranno impegnati i personaggi cercando di studiare al meglio ogni piccolo dettaglio di quel primo incontro.

Athos, Porthos, Aramis, D’Artagnan, il cardinale Richelieu, la perfida Milady, la dolce signora Bonacieux, Luigi XIII, Anna d’Austria, il duca di Buckingham, i moschettieri del re, le guardie del cardinale, duelli inseguimenti, amori e beffe…Tutti per uno, uno per tutti? Ma che! I nostri Moscatieri non hanno più voglia di duellare, di inseguire, di amare. Il loro motto? “El vin bisogneria magnarlo, l’è massa bon per beverlo e basta!” I loro duelli? Con l’arma del sarcasmo. I loro inseguimenti? A passo lento e con molta calma. I loro amori? È passato troppo tempo per ricordarli.
Però riescono ancora a farsi beffe di chiunque provi a mettersi sulla loro strada. E se la ridono di gusto. D’altronde non si smette mai di ridere invecchiando. Si invecchia quando si smette di ridere.

Il testo narra le paure, le angosce e le malinconie vissute da Maria Zanella, costretta dalla sorella a vendere la casa dove è nata e cresciuta, che è intrisa dei suoi ricordi e che porta ancora sulla facciata il segno dell’inondazione che nel 1951 ha colpito il Polesine: la riga nera. Le parole della donna ripercorrono le vicende di una vita semplice e di una sensibilità intensa e fragile, che in un lento incedere fatto di ricordi e incubi, consentirà a Maria di trovare una risposta originale alle sue paure, quelle che l’assalgono di notte, e che sono quelle di tutti coloro che conoscono l’inesorabile dolore del distacco da ogni luogo affettivo.

Paolo è un noto magistrato di una città di provincia, un uomo rigoroso e severo, anche con sé stesso. Un giudice nel lavoro come nella vita, che condivide con la compagna Giulia. Il suo unico figlio Edoardo, detto Edo, avuto dalla sua amata moglie morta molti anni prima, è divenuto ormai uno sconosciuto. Oggi è un giorno speciale: Edo vuole incontrare di nuovo il padre, ha bisogno di parlargli. L’incontro nel soggiorno di Paolo sarà una vera e propria resa dei conti perché entrambi hanno qualcosa da farsi perdonare e molto da chiedere all’altro. Nel frattempo, proprio in quel soggiorno anche la vita di Giulia e di Walter, amico e socio di Edo, arriverà ad una svolta decisiva.
Uscendo da quella stanza, che assumerà per tutti la funzione di un’aula di tribunale, nessuno sarà più lo stesso.